“Uno dei doni più grandi del rock, oggi come ieri, è quello di interpretare e diffondere i messaggi più profondi della nostra società: per questo siamo orgogliosi di essere stati scelti come ambasciatori di One in Italia e per questo ci siamo fatti promotori con l’Osservatorio Aids di un’iniziativa così importante”. Panta
“Per fortuna dormo poco ma partecipo molto, lunedì vengo, suono e scappo che ho due concerti in una sera, ma esserci è fondamentale perché ognuno può fare qualcosa per fermare l’Aids!” Tommaso di Giulio
“È importante informare, sensibilizzare e cercare il più possibile di non terrorizzare l’opinione pubblica o metterla contro fasce di popolazione più vulnerabili. Bisogna combattere il virus (che sia dell’Aids, della malaria o della tubercolosi) e non le persone, ed evitare che atteggiamenti soggetti a giudizi moralistici continuino a criminalizzare gli individui affetti dal virus, di fatto aiutandone la sua diffusione”. Bosco
“Mi ricordo di quanto facesse paura questa malattia sconosciuta negli anni ’80. Sono onorata di contribuire alla richiesta di attenzione ad un problema che è tutt’altro che risolto. Credo sia fondamentale non abbassare la guardia mai. Mantenere sempre attiva l’attenzione pubblica su questo tema e cercare sempre il modo più efficace per comunicare con le nuove generazioni, nate e cresciute in un mondo che si illude che l’Aids non sia un suo problema”. Chiara Vidonis
“Per fare giusta informazione e prevenzione, per renderci conto che l’Aids è un’emergenza attuale e totale. Consapevoli che ci riguarda, tutti”. Dada Circus
“La musica può essere un grande strumento di partecipazione, sia per chi la realizza che per chi l’ascolta. In questo ping-pong virtuoso, gli eventi in cui si mettono in circolo idee solidali sono occasioni importanti per rilanciare l’impegno e la speranza per un mondo migliore. Partecipare significa attingere da questa energia e poi… restituirla. Scambio prezioso, necessario, per ogni artista che nel proprio lavoro ci mette il cuore.” Saba Anglana
“L’informazione su questa epidemia, dopo il “boom mediatico” degli anni’80, ha visto un netto calo. Credo che ognuno, nel piccolo, possa contribuire a riparlarne in modo massiccio e corretto: quindi… tutti al Monk!” Ilenia Volpe