La salute globale oltre l’emergenza
Roma, 9 giugno 2021
“L’attuale emergenza sanitaria richiede con urgenza strategie di breve termine per accelerare la produzione e distribuzione di test, farmaci, vaccini contro il Covid-19, ma servono altresì riforme di carattere strutturale dei sistemi sanitari a livello globale”: così Stefania Burbo, Network italiano Salute Globale e Civil 20, alla presentazione del report “La salute globale oltre l’emergenza”.
È necessario anche “porre attenzione alle persone colpite in maniera sproporzionata dalla pandemia, che ha acuito condizioni di discriminazione e vulnerabilità preesistenti, come nel caso di donne e ragazze, gruppi vulnerabili, comunità emarginate”: sono loro che devono essere poste al centro delle risposte sanitarie globali come soggetti attivi nel processo politico, aggiunge Burbo.
Nell’anno della presidenza italiana del G20, il nostro Governo vuole “ridare centralità alla cooperazione e solidarietà internazionali per superare la crisi attuale e per una presa d’atto collettiva delle lezioni apprese dalla pandemia” – ha affermato Davide La Cecilia, Consigliere Diplomatico del Ministro della Salute – “e un primo chiaro segnale è arrivato dal Global Health Summit delle scorse settimane circa l’impegno della comunità internazionale per rafforzare la resilienza dei sistemi nazionali e la preparazione a future crisi sanitarie”.
Valentina Mangano, parassitologa e vicedirettrice del Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace (Università di Pisa) ha sottolineato come la salute globale sia una sola, “quella fisica e psichica, quella ambientale, animale e umana, quella individuale e delle comunità, riconoscendo che queste dimensioni sono interdipendenti su diversi piani, organico, ecologico e politico”.
Un approccio “One Health” particolarmente caro a Amref Health Africa, come ricordato da Roberta Rughetti che si è soffermata sull’Africa ricordando che ad ora ci sono “un totale di 5 milioni di contagi ed un numero inferiore di decessi rispetto ad altre aree del mondo, ma bisogna considerare la forte sottostima dei casi di contagiati e morti di Covid-19 e gli effetti di quello che è ancora in corso”. È dunque necessario sostenere la produzione dei vaccini, non solo per il Covid-19, per far sì che proseguano processi virtuosi di cambiamento in atto anche nel continente africano.
In Kenya, ha ricordato Gianfranco Morino Responsabile World Friends Kenya, ci sono attualmente solo 13.000 dosi per la seconda somministrazione, molte provengono come donazione da Congo e Sud Sudan perché in via di scadenza e non bisogna dimenticare “l’impatto socioeconomico devastante, a Nairobi il 60% della popolazione, 2 milioni e mezzo di persone, vive negli slum a livelli di soglia di povertà e nei primi 6 mesi di pandemia vi sono state 4000 gravidanze non volute tra le teenager a casa da scuola e che probabilmente non vi torneranno più” ha affermato Morino.
Sono infatti state le donne e le ragazze fra le più colpite dalla pandemia, ha confermato Maria Grazia Panunzi, presidente di Aidos, sollecitando la prossima riunione Ministeriale Salute del G20 ad assumere “un forte impegno a favore della salute delle donne e ragazze, in particolare per i diritti sessuali e riproduttivi e per il contrasto alla violenza”.
Anche perché, ha concluso Massimo Chiappa, Direttore di Medicus Mundi Italia, la società civile internazionale ha già posto durante il Global Health Summit la necessità del rafforzamento dei servizi di salute sul territorio con il coinvolgimento delle comunità: “come testimoniato dal nostro progetto in Brasile, nazione fortemente colpita dal Covid, le politiche di distanziamento se non vengono affiancate da prevenzione, test di massa e misure per sostenere le famiglie, portano alla creazione di nuove sacche di povertà”.
Report realizzato dal Network italiano Salute Globale, nell’ambito del progetto “Global Health 4 all” coordinato da Aidos, con la collaborazione di Amref Health Africa, Medicus Mundi Italia e World Friends